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BIOGRAPHY

"L'arte più nobile è quella di rendere felici gli altri."
 
Phineas Taylor Barnum.
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Chi sono?

Per rispondere a questa domanda ho deciso di condividere alcuni dei momenti più belli della mia vita artistica, parlandovi degli incontri fortunati con maestri incredibili che hanno contribuito in modo significativo alla formazione del mio "Io" e del mio pensiero musicale. 

Parte prima: Il Pianista

Il mio primo maestro è stato mio padre, chitarrista, musicista autodidatta con un grandissimo orecchio: quello che sentiva suonava. All’età di 5 anni, ho messo le mani per la priva volta su una tastiera, un organo bontempi con due tastiere e a stento arrivavo a toccare il pedale del volume. Per cominciare lo studio imparai il giro di Do, si insomma quello da chitarra da spiaggia! Do Lamin Remin Sol7…

Qualche tempo dopo, per capire se fossi portato per quello strumento, mio padre mi prese un libretto, si chiamava “Piano Subito” (pensate a che tragedia se avessi voluto suonare la tromba!). Un’esperienza molto divertente per un bambino che fa tutto senza chiedersi perché! Imparai il giro di do in tutte le tonalità schiacciando i tasti nella stessa sequenza in cui venivano rappresentati nel libretto attraverso dei pallini colorati! Insomma la prima forma di tutorial, la preistoria di “youtube”.

In meno di due ore, il tempo di un riposino pomeridiano, imparai a suonare il giro di do in tutte le tonalità, memorizzando le posizioni senza una sequenza logica armonica, ma semplicemente lasciandomi guidare dall’orecchio!

Cominciò così il viaggio che mi ha accompagnato per questi 35 anni della mia vita: LA MUSICA!

Non sono mai stato trattato, per fortuna, come un ‘enfant prodige’ un pò perché si sa "i geni sono altri..", e un pò perché avevo i segni di un bambino ‘normale’: giocavo, combinavo disastri e lanciavo le palline di carta durante l’intervallo!

Una bellissima esperienza, fu la partecipazione ad un’audizione per lo zecchino d’oro.

Loredana, una ragazza-donna bellissima con gli occhi verdi (insomma a 6 anni il mondo è diviso in adulti e bambini!) rimase colpita dal fatto che all’audizione mi accompagnavo da solo, e accompagnai anche Marco, mio fratello inseparabile di cui, fra poco, vi racconterò qualcosa.

Fummo presi entrambi come cantori del coro di Milano per le selezioni regionali. Una prova a settimana e una doppia registrazione domenicale, eravamo gli unici maschietti del piccolo coro! Ricordo il regista che mi diceva sempre: "Quando ti inquadrano ….sorridi!” Ero molto timido. Chi l’avrebbe mai detto che alla fine sarebbe andata così!

Come accennato poco fa, compagno inseparabile, mio fratello Marco, in un modo o nell’altro finivamo per fare le stesse cose. Le nostre prime esperienze musicali risalgono alle prime esibizioni nelle orchestrine di liscio a conduzione familiare: un liscio sano, fatto di polke, mazzurche e walzer, ma anche tanta buona musica anni sessanta, quella che sinceramente mi ha formato l’orecchio. Io e Marco imparammo le canzoni ad orecchio, perché a 8 e 7 anni non sapevamo nemmeno della possibilità di leggere uno spartito musicale! Enzo Emma, un amico di famiglia, ex batterista di night e cantante, mi insegnò il mestiere e sopratutto l’arte di arrangiarsi: molti pezzi li dovevo imparare suonandoli direttamente sul palco.

Cominciai a studiare musica classica con un pianista Evangelico di Nova Milanese, si chiamava Abele (alla fine il Gospel mi chiamava dall’inizio)e dopo alcuni anni passai agli studi classici con il maestro Flavio Vailati. I suoi insegnamenti mi tornarono utili quando ripresi a studiare musica classica circa 10 anni più tardi. Diciamo che fino ai 14 anni suonavo tanto ma studiavo poco.

Poi, con l’inseparabile amico di sempre Marco Gianotti, arrivò il momento Hard Rock – Metal. Ci eravamo messi in testa di formare una Band Rock: ci chiamavamo ANOMALIA.

La vuoi sapere una cosa divertente? Ho rischiato di interrompere con il pianoforte per passare ad uno strumento totalmente diverso e a me estrano. Ebbene si, io e Marco G. suonavamo entrambi la tastiera e dopo le prime esibizioni senza bassista decidemmo di tirare a sorte per chi dovesse suonare il basso e chi invece avrebbe continuato come tastierista! Beh la sorte scelse lui. Gli consegnai un vecchio rickenbacker che mio padre aveva comprato per le serate di liscio degli anni precedenti.

Da quel momento non gli ho sentito più fare un pezzo al pianoforte. Ora è un contrabbassista spaziale!

Una band Rock divertente perché aveva un cantante e tastierista (io naturalmente) che non sapeva una parola d’inglese e che cercava d’imparare i testi a memoria ma che, dall’altra parte, aveva tanta immaginazione e tante idee creative per tenere in piedi la band! L’incredibile salto di qualità arrivò quando partecipammo ad un concorso per band emergenti, iscritti a tradimento da una nostra amica e fan sfegatata, che chiamavamo Mignon! Beh insomma, piacevamo così tanto che nn riuscivano a sbatterci fuori dal concorso nemmeno con le votazioni del pubblico: ci votavano anche gli amici degli amici delle band rivali! Arrivammo in finale e ci misurammo con 3 band pazzesche. Quella che vinse faceva un tributo alla band che noi amavamo alla follia ‘Guns N’ Roses’.

Nel nostro mini show c’era un numero che piaceva tantissimo: ‘Great balls of fire’con tanto di assolo per terra e in quel momento si incendiava il pubblico (giuro non ho mai incendiato il pianoforte)! Fu durante quell’occasione che conobbi i “ragazzi” (già cinquantenni) della "Down Town Blues Band". Mi chiesero una collaborazione e in quel momento l’arte dell’arrangiarsi venne fuori: non sapevo un pezzo blues ma mi ritrovai a suonare serate e serate di blues! Imparai il blues suonandolo! Poi arrivò l’incontro con un personaggio incredibile, non conosco tuttora il suo vero nome, o meglio non ho mai avuto il coraggio di chiedergli se fosse legato al suo nome d’arte: ‘Little Victor’: un pezzo d’uomo alto almeno 1.90.

Mi regalò un cd con tutti i pianisti più grandi della musica blues e con una dedica meravigliosa:

‘Ricorda tutti i grandi pianisti Elton John, Ray Charles, Steve Wonder hanno suonato su questi pianisti!’

Ci misi più di 10 anni a capire quelle parole; il suo messagio era: "Non suonare come un pianista mediocre, ma cerca di tirar fuori qualcosa di tuo: Studia!" Questo messaggio arrivò molto forte. Misi da parte Chopin e Bach e passai a Monk e Petrucciani con il maestro Luigi Bonafede studiando Jazz presso la civica di Desio diretta dal Maestro Fulvio Brambilla.

Gli anni di studio in civica furono incredibili e pieni di esperienze formative di altissimo livello: il festival della musica a Barcellona (una settimana di musica no stop – durante la quale mio fratello compiva 18 anni – vabbè, lascio spazio alla vostra immaginazione), una settimana di scambio culturale con una scuola in Olanda!

Per pagarmi gli studi, lavoravo come pianista accompagnatore nelle classi di canto.

Dopo un biennio disastroso al liceo scientifico (diciamo che il mio 68 l’ho passato anche io) passai ad una scuola serale per ragionieri. Ma proprio quando cominciai ad appassionarmi all’arte e alla cultura teatrale, grazie ad un grandissimo maestro, professor Andrea Bisicchia (le sue lezioni di italiano si concentravano solo in un paio di giorni perchè spesso le facevamo direttamente a teatro – il Franco Parenti di Milano), arrivò l’inevitabile chiamata alle armi.

Scelsi l’obiezione di coscienza. Quell’estate del 1997 fui accontentato e spedito all’Asl di Melegnano per svolgere i miei 10 mesi di servizio civile. La prima preoccupazione fu quella dover interrompere nuovamente gli studi ma poi gli orari si prestavano a degli incastri da record:

sveglia 5.00, Bus alle 5.40, da Nova Milanese a Sesto San Giovanni, sul quale studiavo italiano o ragioneria grazie alla botta di adrenalina dal mezzo litro di caffè; dormivo come uno zombie da Sesto a Duomo con cambio di linea fino a San Donato (tipo risveglio dei morti viventi), poi, altro Bus fino a Melegnano dove invece facevo matematica! Arrivato a Melegnano mi aspettava una giornata incredibile presso il Centro Socio Educativo (C.S.E.) fino alle 16.00. Poi di corsa in stazione per il treno delle 16.15 per arrivare a Monza per i Corsi serali. Beh!

Riuscii a fare tutto, frequentare gli studi serali, lavorare di giorno e suonare di sera dopo la scuola. Spesso i concerti riducevano le poche ore di sonno a poche decine di minuti ma la forza interiore che accumulavo giorno per giorno mi faceva vivere di rendita. Abbandonare la vita del centro socio educativo fu difficile tantochè rimasi a lavorare per altri 10 mesi come assistente ausiliare.

Chiaramente, in quei primi 10 mesi, la musica è stata sacrificata, almeno come studio! Ma la ricchezza della crescita interiore non ha paragoni con altre esperienze. Il mondo che circonda le famiglie con figli disabili ti cambia la vita. Ti fa dire grazie per ogni cosa che in autonomia puoi fare! Quella che sembrava una sciagura si è rivelata una delle benedizioni più grandi della mia vita!

Nei successivi 10 mesi ho stretto amicizia con un personaggio incredibile Mario Benetti, un uomo dalla doppia vita: di giorno guidava il pulmino del trasporto disabili per la stessa cooperativa per cui lavoravo io, e la sera faceva il saxofonista per una delle più quotate Band del panorama Soul e Rhythm and Blues: ‘Back in Blues Band’. Divertente il fatto che lui fosse convinto che io fossi un chitarrista perché mi vedeva suonare la chitarra da spiaggia dopo la pausa pranzo. Insomma quei dieci mesi furono un ulteriore benedizione: cominciò la collaborazione con la BBB che mi portò a girare l’Italia tra i locali più belli e prestigiosi e i festival più importanti del panorama Soul e Blues.

Da quel momento la mia vita prese una strada unica:

La musica, compagna di vita, stava diventando il mio lavoro a tempo pieno!!

Parte seconda: Il Cantante

Fin’ora vi ho raccontato come sono diventato un musicista, ma in me c’è altro.. Sì, sono anche un cantante.

In tutto questo delirio di tasti bianchi e neri cresceva la voglia di tirar fuori la voce!

Tra i 6 e i 10 anni ho cantato a squarcia gola il ‘Caffè della Peppina‘, la ‘Mini coda‘, e qualche altro centinaio di canzoni simili, tra le file del coro di una trasmissione televisiva condotta da Cino Tortorella con lo scopo di scoprire voci solistiche per le selezioni nazionali dello zecchino d’oro. Poi arrivò il ‘Grande Silenzio’ del periodo delle medie: un po’ per la mia smisurata timidezza e un po’ per i cambiamenti vocali costanti dovuti dalla muta vocale.

Si arriva finalmente alle superiori e al tentativo, mal riuscito, di imitare l’idolo indiscusso (almeno per me) Axel Rose. La band, il nome tutto un programma, gli ANOMALIA suonava il rock ma io amavo il blues e il jazz. Inoltre la poca, anzi, scarsissima dimestichezza con l’inglese era un limite serio.

Per fortuna il pubblico dei nostri momenti rock era più attento alle mie performance da tastierista acrobatico che a quelle di cantante finto inglese che poi l’inglese non lo parlava nemmeno.

La mia carriera come cantante venne stroncata più o meno a 17 anni quando ormai cominciavo ad essere apprezzato come pianista blues e le richieste cominciavano ad aumentare al punto tale che dovetti lasciare il gruppo Anomalia, che si sciolse da li a poco!

Ma tutta la mia fortuna la devo al Gospel e ad alcuni incontri fortunati che hanno segnato in modo significativo la mia vita e la mia formazione. Il battesimo del Gospel fu con Paolo Sturmann, un gigante con il cuore di un bambino. Mi chiamò per accompagnare il suo coro e per suonare nella realizzazione di un disco spitirtuals: hammond, batteria e voci, un mix di ritmo, suoni, un’energia nuova! Questa musica aveva qualcosa di incredibile, di speciale.

Decisi allora di fare la stessa cosa con il coro della piccola comunità di San Bernardo a Nova Milanese. Scrissi il mio primo arrangiamento vocale gospel: ‘Wade in the Water’. Non avevo mai scritto né diretto un coro che cantasse spirituals. Ho ancora quella parte e la uso per insegnare oggi ai miei allievi come non si deve scrivere un arrangiamento per coro!!  Dagli errori si impara sempre..

Un paio di anni nell’anonimato più totale. Continuavo a suonare in giro per l’Italia con la ‘Back in Blues Band‘ e nel tempo libero cercavo di ascoltare vecchi cd del ‘Golden Gate Quartet’ per affinare l’orecchio e capire cosa nn andasse nei miei arrangiamenti vocali che sentivo forti mentre li scrivevo ma pessimi quando l’insegnavo. Cominciai a lavorare come pianista accompagnatore per le classi di canto della scuola civica di Desio diretta dal Maestro Fulvio Brambilla. Durante le lezioni di canto prendevo appunti su come scaldare la voce, su che tipo di consiglio dare ad un cantante per raggiungere più facilmente note acute, insomma arrivai a capire che per essere un buon direttore di coro dovevo essere prima di tutto un buon cantante (cantore).

Cominciai a farmi sentire tirando fuori la voce! Questa voce cresceva e arrivò alle orecchie di alcuni coristi in cerca di un direttore per il loro coro gospel, Agnese Facchetti e Paola Gestori. Era il settembre del 2003 quando fui invitato a sentire una loro prova autogestita: contemporaneo. Dieci coristi che cantavano con tanto amore e con un’energia MAI sentita prima. La prima canzone che mi cantarono fu ‘I’m not afrad of the darkness if God be for me!‘, la seconda fu ‘My life is in Your hands‘ di Kirk Franklin: amore a prima vista… anzi amore al primo ascolto.

Fu così che diventai il direttore del Rejoice Gospel Choir.

L’esperienza corale mi accompagna da 16 anni e con la quale sono cresciuto come direttore, musicista, cantante, arrangiatore, showman: devo molto a questa realtà.

Un pezzo di questo meraviglioso viaggio l’ho fatto con un grandissimo maestro e preparatore vocale: Edoardo Cazzaniga. Mi ha insegnato tutto quello che so sulla voce, sul coro, su come leggere ed interpretare in modo corretto una partitura corale. Lo studio diede presto subito risultati sorprendenti al punto che gli stessi coristi da una settimana all’altra faticavano a riconoscere la mia voce!
L’esperienza vocale classica fatta con un maestro come lui, è formativa e sta veramente alla base del canto corale.

Il passaggio successivo fu l’incontro fortunato con Loretta Martinez! Mi spiegò in modo chiaro e preciso tutti i meccanismi e i “segreti” della voce: mi fece capire tutto quello che facevo quando cantavo e mi insegnò come spiegarlo ai miei coristi e ai miei allievi di canto. Questo momento fu determinate nella mia formazione professionale. Quello che faccio oggi con molti attori, doppiatori, allievi, performer di musical lo faccio grazie ai suoi insegnamenti.

L’ultimo incontro incredibile è stato con il maestro Oliver Igor Ezendam. Il suo più grande insegnamento racchiude in sintesi il mio pensiero sulla didattica della voce:

‘Una voce non va imposta … va liberata’!!!

Ed è grazie a questa libertà che oggi posso permettermi il lusso di lavorare come Direttore durante corsi di Formazione Aziendale per i top Brand di tutto il mondo al fianco di un grandissimo Professionista ed Amico Massimiliano Palmetti: è riuscito a vedere oltre le note e oltre le parole. Ha riconosciuto nel mio metodo di insegnare musica e coro, un modo originale, contagioso, emozionante per creare aggregazione e coesione e per lavorare sulla comunicazione. Ascolto, feedback, auto-esplorazione sono i punti di riferimento dell’attività.

“...attraverso la metafora del coro il fine è condividere un’esperienza in cui i partecipanti siano gli assoluti protagonisti. Si parte da un lavoro in cui meccanicamente si agisce insieme per arrivare a percepire di “essere insieme”. Si arriva ad un punto in cui l’Empatia è tangibile e riconoscibile. Questo cambia la memoria di un team in termini di collaborazione... E comunque lavorare con Gianluca è un’esperienza che tutti i team dovrebbero fare.”(cit. Massimiliano Palmetti).

Sempre Grazie a questa libertà, priva di ogni forma di giudizio, che insegno a corsi post laurea sulla riabilitazione della voce cantata e recitata.

Chissà la vita quali altri meravigliosi incontri sta architettando di farmi vivere attraverso la musica..

Stay Tuned!

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